Con l’uscita di Weathering with you, Makoto Shinkai è tornato sulla bocca di tutti. Abbiamo colto questa occasione per intervistare Annalisa Usai, doppiatrice di Hina Amano, protagonista femminile del film.
LGDA: Ciao Annalisa, grazie mille per aver accettato l’intervista, ti dispiace presentarti brevemente ai nostri lettori?
Annalisa: Un saluto a tutti, sono Annalisa e ho – ahimè – quasi 32 anni. Lavoro come doppiatrice da una decina di anni, ho iniziato a Torino da giovane, mi sono in seguito spostata prima a Milano e poi a Roma per inseguire il lavoro. Ancora prima, da piccolina, facevo l’attrice di teatro e da lì sono passata al doppiaggio.
L: Quali sono i personaggi più importanti che hai doppiato finora?
A: Per quanto riguarda l’animazione giapponese, i più famosi sono Yui di “Sword Art Online” e Saiko Yonebayashi di “Tokyo Ghoul”. Al di fuori dell’animazione giapponese ho partecipato al doppiaggio di “Maniac”, abbastanza famosa… oddio, almeno credo ahahah. Doppiavo un personaggio ricorrente, la sorella della protagonista Annie Landsberg, interpretata da Emma Stone. Ho doppiato Marissa in “K. C. Agente Segreto”, una serie Disney, poi sono stata molto fortunata e sono riuscita a ottenere un ruolo in “Toy Story 4”, anche se piccolino mi ha fatto molto felice.
L: Hai detto che hai praticato teatro da giovane, quanto è stata importante per te questa esperienza?
A: Tantissimo, e in più di un senso. È grazie al teatro che ho conosciuto Federica Valenti [Nota: famosa doppiatrice italiana, è la voce di Chopper in “One Piece”, di Shizuka in “Doraemon”, di Hinata in “Naruto”…], la persona che mi ha proposto per prima di provare ad avvicinarmi al doppiaggio. Inoltre, il teatro è una base necessaria per poter arrivare a questo mestiere, almeno secondo me. Prima si impara a recitare, poi a doppiare. Ci sono delle eccezioni, persone che diventano doppiatori straordinari senza avere basi di recitazione, ma sono casi estremamente rari. Per me il teatro è stato molto utile, e cominciando da bambina, a 12-13 anni, questo aiuto è stato veramente grande.
L: Mentre cercavo su internet delle informazioni per prepararmi all’intervista, ho letto che hai doppiato sia serie animate, sia serie non animate, sia videogiochi. Qual è, o quali sono, le differenze nel doppiare in questi tre media?
A: Allora, la differenza con i videogiochi è molto netta, perché quando lavori su un videogioco non hai quasi mai un’animazione davanti, per cui si lavora sull’onda sonora. Di solito, quello che viene richiesto è che la forma e la lunghezza della battuta siano il più simile possibile all’originale. Per me è molto difficile perché significa non avere un riferimento visivo e doversi basare solo su quello che si ascolta in cuffia.
Invece, tra serie animate e non, penso che le prime ti lascino maggior libertà d’espressione perché non trattandosi di occhi umani veri, ma disegnati, la gamma delle emozioni che viene ritratta è ridotta e si ha maggior libertà di gestione su quello che si vuole trasmettere. Va detto però, che questa differenza negli ultimi anni è diminuita, perché i volti nelle produzioni animate diventano sempre più umani ed espressivi.
L: Da doppiatrice, quali sono i passaggi che incontri per doppiare un determinato prodotto?
A: Non sempre vengono fatti dei provini, dipende dal lavoro. In alcuni casi il direttore di doppiaggio ha massima libertà di scelta, altre volte un cliente chiede espressamente una voce, altre volte vengono provinati diversi attori per scegliere il più adatto al ruolo.
Dal momento in cui si viene scelti, si viene contattati dalle società di doppiaggio per organizzare i turni di lavorazione, che durano solitamente tre ore l’uno.
Quando arriviamo in sala, a meno che non abbiamo già visto una piccola parte dell’opera durante il provino, ci troviamo davanti a del materiale completamente nuovo per noi (poi io sono maniacale e cerco sempre di arrivare più informata possibile).
Abbiamo uno schermo con il video, un leggio con il copione, già tradotto in italiano e adattato per far corrispondere le frasi al labiale dei personaggi, e una cuffia per ascoltare la voce del personaggio in lingua originale. In linea di massima rivediamo ciascuna scena almeno un paio di volte con l’audio diffuso in tutta la sala, in modo da captare più sfumature possibile e regolarci sulle lunghezze delle battute e sul loro ritmo. Una volta pronti proviamo e incidiamo le battute, anche più di una volta, per raggiungere un risultato molto aderente a quella che è la scena originale.
L: Qual è stato il personaggio che ti ha divertito di più doppiare?
A: Questa è una domanda veramente difficile perché mi sono piaciuti veramente tutti. Tenevo molto a prendere parte al doppiaggio di “Weathering with you”, quindi in questo momento ti direi Hina, ma ce ne sono stati moltissimi. C’è stato qualcosa che ho apprezzato particolarmente in ogni personaggio che ho doppiato, sono davvero tanti, e ognuno di loro ha toccato corde diverse della mia personalità.
L: Qual è la tua esperienza con gli anime e i manga? Quali sono le tue opere preferite?
A: Le mie opere preferite, a cui non ho preso parte purtroppo, sono “Neon Genesis Evangelion”, che seguivo con passione quando ero piccolina, e i film di Hayao Miyazaki, anche se non saprei dirti se tra questi preferisco “La città incantata” o “Il castello errante di Howl”, va a periodi. Tra gli anime a cui ho partecipato mi viene da dirti nuovamente tutto, e in particolar modo “Weathering with you”, perché l’ho voluto tantissimo fin dall’inizio. Mi sono divertita molto a doppiare Saiko di “Tokyo Ghoul”, e ho apprezzato tanto anche “Revisions”, dove ho doppiato Marin. quest’ultimo mi ha ricordato un po’ Evangelion e di conseguenza mi sono fomentata parecchio.
L: Parlando di “Weathering with you”, prima di partecipare ai provini per il film, conoscevi già il suo autore Makoto Shinkai?
A: Lo conoscevo di nome ma, ti dico la verità, non avevo mai visto niente di suo. Con “Weathering with you” mi ha intrigato molto e a questo punto sicuramente recupererò altre sue opere!
L: Che idea ti sei fatta di Makoto Shinkai con questo film?
A: L’ho apprezzato molto. Mi ha fatto piacere che abbia affrontato alcune tematiche che sento molto vicine: il sacrificio e il senso di responsabilità.
Ho l’impressione che le generazioni più giovani (anche se io non sono più così giovane!) siano sempre più abituate a caricarsi di grosse responsabilità, forse non di carattere puramente pratico, ma soprattutto emotivo. È interessante che lui ci abbia mostrato come Hina, nel farsi carico di una responsabilità così grande, stesse piano piano scomparendo e diventando intangibile.
Ritengo che sia un discorso che riguarda soprattutto il genere femminile, senza però voler generalizzare a tutti i costi.
Può essere che sia solo una mia interpretazione, non lo so, ma ho sentito questo tema molto vicino, perché è una modalità di agire che riguarda molto noi donne/ragazze, finché non arriviamo al momento in cui ci guardiamo allo specchio e ci rendiamo conto che stiamo davvero scomparendo.
A forza di impegnarti e sacrificarti per salvare qualcuno rischi che la tua essenza scompaia, per questo ho apprezzato molto che a Hina venisse detto “Prega per te stessa”.
Ritengo che sia utile che questo tema sia stato affrontato in questi termini, soprattutto considerando che il target principale del film sono gli adolescenti.
L: Dal film Hina appare come una ragazza con un forte senso di responsabilità, forse perché diventata adulta troppo presto, e questo l’ha resa da un lato dolce e confortevole, ma dall’altro lato forte e determinata, cosa pensi di questo personaggio e come è stato doppiarlo? Come ti sei preparata e approcciata?
A: Per quanto preferisca affrontare i personaggi che doppio d’istinto, in questo caso ho avuto diversi mesi per riflettere sulla personalità di Hina, visto che le sessioni di provini si sono tenute durante l’estate e il doppiaggio invece è stato fatto dopo le vacanze.
Già al provino mi sono resa conto che sentivo un legame abbastanza forte con il personaggio, e, informandomi online sulla trama del film, ho capito che Hina presentava delle caratteristiche a me estremamente familiari.
A livello tecnico, lei ha diversi anni in meno di me, quindi abbiamo tenuto una caratterizzazione leggermente più piccola rispetto a quello che farei naturalmente, ma non è stato faticoso, trattandosi di un personaggio molto dolce che di conseguenza mi consentiva un’emissione della voce che potrei definire delicata.
L: Puoi raccontarci un aneddoto divertente della tua carriera?
A: Ohhh, oddio, non lo so… Nooooo, ce ne sono sicuramente a bizzeffe ma ora non mi vengono in mente, che panico. *embarrassment screaming* In generale è carino quando le persone parlano bene di un film e puoi dire che l’hai doppiato con tutti che ti guardano stupiti… Non mi viene in mente niente di specifico, scusate tanto… che imbarazzo ahahah.
L: Asuka o Rei?
A: Asuka tutta la vita, la adoro. Ha un carattere molto simile al mio e non nascondo che è uno di quei personaggi che avrei sempre sognato di doppiare. Una ragazza divertente che però nasconde lati nettamente più cupi e sfaccettature che la rendono complessa e intrigante, nonostante il suo approccio iniziale.
L: Grazie mille ancora Annalisa per la disponibilità che ci hai concesso, puoi fare un saluto ai nostri lettori?
A: Grazie a voi per aver letto l’intervista, sono onorata – e imbarazzata – come sempre.