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“La Mia Prima Volta” è l’autobiografia che dovreste leggere

La figura dell’eroe e la sua esaltazione è un topos narrativo che ha sempre avuto una grande presa sul pubblico, persino prima che i menestrelli cantassero le gesta del valoroso di turno al volgo medievale. Il fumetto non è stato certo impermeabile a questa figura, tanto in Giappone quanto altrove: basti pensare al supereroe, la colonna portante del fumetto mainstream americano. Alto, forte, muscoloso, coraggioso, valoroso, senza macchia e senza paura. O qualche volta tormentato ed eticamente ambiguo, altre persino malvagio e crudele nell’inseguire i propri obiettivi. Nei manga spesso non è esattamente una cima (Goku non ha preso manco la licenza media, ci scommetto) e ultimamente va di moda che sia anche catapultato in un mondo fantasy, preferibilmente circondato da un harem di belle ragazze.

La gran parte degli eroi, però, è “solo” un personaggio inventato, inserito in storie fittizie, frutto della fantasia di un autore: davvero pochi rispetto al numero delle persone che sono vissute nella storia dell’umanità sono gli eroi veri, in carne ed ossa, coloro che hanno avuto l’onore di essere raccontati e ammirati per ciò che sono. Le loro figure carismatiche sono capaci di rendere appassionanti biografie ed autobiografie che costituiscono una narrativa comunque florida (non è un caso se il film più visto nel 2018 in Italia è stato Bohemian Rhapsody), anche se nell’universo fumettistico i titoli biografici non sembrano godere dello stesso apprezzamento. Figurarsi, poi, quando a parlare di sé in un’autobiografia non è un eroe perfetto, o un antieroe controverso ma affascinante, o un cantante leggendario, ma una perfetta sconosciuta, l’esatto opposto di un eroe.

Ma chi diamine è Nabita Kagi? E perché mai dovrei leggere l’autobiografia di una comune ventottenne alle prese coi suoi problemi? Ah, è pure lesbica? Ma parla di sesso, è un porno? Con che faccia dovrei andare in fumetteria o farmelo spedire a casa? Mi prendono per un depravato se me lo vedono in libreria! Non se ne parla, non lo leggo. Riesco a sentirvi mentre vi mettete mille complessi o pregiudizi su La Mia Prima Volta – My Lesbian Experience With Loneliness, pregiudizi che rischiano di farvi perdere una perla rara, disponibile proprio da oggi nelle fumetterie. Ci sono infatti vari motivi se questo volume unico autoconclusivo (che ha avuto poi un seguito spirituale, al momento inedito in Italia, intitolato My Solo Exchange Diary)­, mantenuto in piccolino anche sulla copertina dell’edizione italiana, ha avuto un grande successo sia di pubblico che di critica. Vincere il premio come miglior manga ai Crunchyroll Awards del 2017 e essere attesissimo da una solida schiera di gente che lo aveva già letto e apprezzato in inglese non possono essere dei casi.

E affrontiamo subito l’elefante nella stanza: no, il fatto che l’episodio cardine da cui parte una storia che poi procede a ritroso, raccontando la gioventù dell’autrice, sia la prima esperienza sessuale avuta con una escort non rende il tema dell’omosessualità centrale, bensì conseguente. Questo non va considerato come un classico manga yuri e non è una lettura che si può apprezzare solo essendo affini al tema delle relazioni omosessuali, anzi.

Ma andiamo con ordine. Se c’è un qualcosa centrale a tutta l’opera, nonché grande ragione della sua riuscita, è infatti l’incredibile schiettezza con cui Nabita Kagi si racconta. La Kagi non è un eroe: è una persona comune e fragile, anzi, fragilissima. Una persona come tante che, uscita dal mondo della scuola superiore, è stata travolta dal nuovo mondo su cui si è affacciata, che sente di aver perduto la propria identità, che vede susseguirsi uno dietro l’altro continui fallimenti, e che cerca disperatamente di trovare il proprio posto al mondo, lottando contro il demone interiore della depressione che ha piantato i semi nella sua infanzia.

Un demone silenzioso e troppo spesso sottovalutato, difficilissimo da affrontare e ancora più difficile da raccontare, come se ci fosse qualcosa di sbagliato ad ammettere che si soffre senza nemmeno conoscerne davvero il perché. La realtà dei tempi moderni è invece questa e delinea un quadro in cui sempre più persone non riescono a sentirsi realizzate. Tutti gli individui hanno i propri motivi di sofferenza, e anche qualcuno che non affronta questo demone può attraversare momenti difficili, in cui si sente perduto. Diamine, persino gli eroi soffrono, persino quelli che mai ci aspetteremmo di veder star male perché vivono in quello che crediamo un mondo dorato. Ma non è così, e ne trovate un interessante esempio in questo recente articolo pubblicato da theWise Magazine riguardante i calciatori, coloro che nell’immaginario comune guadagnano milioni per divertirsi a prendere a calci un pallone, e la depressione.

La chiave di volta di La Mia Prima Volta è il modo in cui l’autrice riesce a far empatizzare con il racconto, mettendo a nudo le sue paure, le sue insicurezze, i suoi enormi problemi relazionali e sociali che la stavano trascinando in un vortice di autodistruzione, e ci riesce grazie al modo incredibilmente semplice e diretto con cui ti butta in faccia tutto ciò. Sono sufficienti 143 pagine per farcela conoscere e raccontare anni di vita e drammi, con concetti spiegati nel giro di poche vignette e con parole semplici, affrontati nel loro profondo senza girarci intorno.

Il tutto è sottolineato da uno stile di disegno estremamente semplice ma immediatamente espressivo, in cui il tradizionale bianco e nero viene arricchito da un rosa piatto, sempre della stessa tonalità, che sostituisce il grigio e, in simbiosi col nero tratteggiato, i chiaroscuri e i retini. Un rosa che non è né vivace né allegro, bensì un rosa di un tono chiaro e quasi spento che avvolge morbido come seta la malinconia di fondo che attraversa i pochi capitoli del volume.

Ma il racconto dei propri problemi non è l’unico contenuto dell’opera, né l’unico aspetto del processo di empatizzazione: la scoperta della propria identità sessuale è, nel caso specifico dell’autrice, una conseguenza che fa parte di un lento processo di lotta, di miglioramento e di autoaffermazione. Venire a conoscenza di sé stessi e capirsi è fondamentale per una persona che vuole ricostruire la propria esistenza, ed è qui il valore finale di La Mia Prima Volta, una storia che si rivolge soprattutto a chi, come la sua autrice, ha vissuto difficoltà nel trovare una propria dimensione. 

L’opera prima di Nabita Kagi è una confessione con un amico intimo in cui si mettono a nudo i propri pensieri più profondi per capirsi ed aiutarsi a vicenda, un’opera che grazie a questo sa regalare un piccolo aiuto a chi, come tanti, prova sofferenza nella propria esistenza. Vedere una persona affrontare i suoi problemi, magari simili o persino più grandi dei tuoi, può essere una fonte d’ispirazione e soprattutto rappresenta un breve ma importante momento di confronto, di riflessione e autocomprensione. Vedere qualcun altro che lotta le tue stesse paure è una delle piccole cose che può rappresentare una speranza, o anche solo un modo per sentirsi capiti e compatiti, sapendo di non essere i soli a navigare nel mare in tempesta. Perché alla fine è bello sapere di poter contare su una eroina che può aiutarci.

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Hez